lunedì 26 novembre 2012

LETTER...@RIA DINTORNI & CONTORNI

Dalla “rivolta di Tricase” del 15 maggio 1935, con la feroce repressione di una manifestazione di piazza delle tabacchine dello stabilimento “Acait”, fino all’occupazione del feudo d’Arneo nel 1949-51, la più eclatante delle azioni intraprese dal movimento sindacale e contadino, un viaggio nella memoria del lavoro nel Salento della prima metà del ‘900 in cui, nell’intreccio di musica tradizionale e racconto, prendono corpo storie a torto considerate “minori”, recuperate dal basso attraverso le modalità di indagine della “storia orale”, capace di rimuovere consolidate amnesie o molto comode rimozioni della storiografia ufficiale.
Storie intrecciate alle foglie di tabacco e agli umori della terra, ai sudori dei braccianti e alle loro attese deluse che, ricostruite attraverso interviste ai protagonisti di quei moti, animano un possente affresco sociale e politico che non trascura però la dimensione più quotidiana di personali vicende di sofferenza, disperazione e rivolta. Tra lettura e canto, parola e musica, si riannodano così i fili di una trama originale su manifattura e campagne del meridione, dall’episodio cruciale della rivolta popolare costata la vita, nel maggio del 1935, a cinque manifestanti fino alla tristemente nota occupazione dell’Arneo degli anni ’50, quando i poliziotti “fecero a pezzi le biciclette” dei braccianti che lottavano “per avere un pezzetto proprio di terra”, come avrebbe poi raccontato il poeta Vittorio Bodini, unica voce presa in prestito dalla cultura colta nella costruzione di una narrazione affidata interamente a tabacchine e contadini. Situata nella specifica congiuntura degli anni ’30, “la rivolta di Tricase”, definizione che si deve al grande sindacalista Giuseppe Di Vittorio, illumina in particolare i meccanismi e le modalità di manipolazione che il regime fascista metteva in atto per oscurare zone e motivi di dissenso che vivevano soltanto nei rapporti ufficiali della polizia, dai quali pure si ricava la conferma di un’effervescenza intrecciata con spunti di rivendicazione classista e antifascista, presenti anche a Tricase.
Il volume e il cd allegato gettano anche uno sguardo prospettico sui canti di lavoro e di lotta della tradizione salentina con brani come 
Lu sule calau calau, Fimmene fimmeneLa tabbaccaraLa Ceserina, entrati nei repertori della riproposta, ma anche canti misconosciuti o dimenticati come Masseria Stanese e La cupa cupa vene de Pisticcia (sull’emigrazione stagionale), il canto di carcere Canaja Canaja, brani di ricostruzione epica di quelle vicende come Le tabacchine di Aradeo e Canto dell’Arneo e un pezzo, usato probabilmente nelle campagne elettoriali, come Madonna mia ce sta succede. L’esecuzione dei brani è affidata ad un ensemble che riunisce alcune delle migliori espressioni della scena musicale pugliese come Anna Cinzia Villani, Maria Mazzotta, Daniele Girasoli ed Enrico Novello.
Attraverso la viva voce dei protagonisti, si delinea così un vivido spaccato su un’indimenticabile stagione di lotte sociali che, nel cd allegato, restituisce all’ascolto anche la ruvida materialità di canti e musiche di straordinaria bellezza ma ricolmi di aneliti di riscatto, di cui si è perso persino il ricordo nelle levigate operazioni di riproposta dei repertori popolari salentini.
Info: 0644340148;
 info@squilibri.itwww.squilibri.it.


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